CarniaBike Story – Alla scoperta del Crostis

Correva l’anno 1999, il mondo non conosceva ancora il monte Zoncolan, ma un paio di volti noti della nostra associazione (e ancora piuttosto attivi, per usare un eufemismo) comparivano su una rivista di settore alquanto famosa (Cicloturismo) per far conoscere il nostro territorio a livello nazionale.

Ne uscì un inserto piuttosto corposo (ben 13 pagine), in cui venivano illustrati alcuni percorsi ciclistici, ma anche le tradizioni del nostro territorio, spaziando dagli scarpets ai cjarsons, in una vetrina che voleva (riuscendoci) esaltare le particolarità della nostra terra, in particolar modo per chi – come noi – ha la passione della bici.

Tutto ciò avveniva ormai quasi un quarto di secolo fa. E’ bene sottolinearlo, perché non era scontata una simile presenza su una rivista così quotata, soprattutto considerando il periodo in cui il servizio venne realizzato: non c’erano i social, che in qualche modo possono ora accelerare la diffusione di contenuti interessanti; non c’erano le bici gravel, che adesso sarebbero lo strumento perfetto per un giro come quello proposto (la celeberrima Panoramica delle vette); soprattutto, l’idea di portare il Giro d’Italia sul monte Crostis (anche se poi naufragata) era ancora di là da venire, e lo stesso Zoncolan aveva visto solo una volta il passaggio del Giro, ma si trattava dell’edizione femminile, e per la verità, l’arrivo non  era situato nella sommità. Insomma, quando ancora nessuno aveva capito le potenzialità della Carnia dal punto di vista ciclistico, alcune persone particolarmente illuminate già credevano che il territorio avesse le possibilità di farsi notare, attirando appassionati da tutta Europa, come infatti cominciò a succedere da lì a poco. Bisogna quindi dare a Cesare ciò che è di Cesare; furono Bruno Giorgessi – direttore dell’APT della Carnia – e GianPaolo Da Pozzo – presidente di Carnia Bike dell’epoca – a creare i presupposti affinché una delle principali riviste di settore decidesse di destinare una decina di pagine per descrivere quello che fino ad allora era un territorio ciclistico praticamente inesplorato; possiamo quindi dire che, se oggi la nostra regione è meta di cicloturisti che voglio cimentarsi con salite ormai famose a livello continentale, è anche grazie ad iniziative come questa.



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